Attività agraria sulla costa sud del Perù
Luigi Piacenza
Etnobotánico,
Circolo Amerindiano, Perugia.Centro Italiano Studi Ricerche Archeologiche Precolombiane, Brescia.
Centro Mallqui, Ilo, Perú
Riassunto
La costa sud peruviana, prevalentemente arida e semidesertica, è l’ambiente dove nel Tardo Periodo Intermedio e Orizzonte Medio (200 a.C. fino al 900 d.C.), si svilupparono alcune culture regionali, tra le quali Paracas e Nazca.

Nell’arco di tempo considerata, l’arte agricola aveva già selezionato e coltivato, da almeno duemila anni, le piante alimentari recuperate negli scavi.
Appartengono a circa 19 specie alimentari botaniche che unite alle risorse marine, ha fornito condizioni adatte alla sopravvivenza degli abitanti della fascia costiera.
La mia partecipazione a campagne di scavo sia in Cahuachi, esteso centro cerimoniale Nasca, e nei centri funerari della cultura Chiribaya (900 - 1300 d.C.), situati nella vallata del fiume Osmore, nel dipartimento di Ilo, mi ha consentito, tramite l’analisi dei resti botanici, di accertare l’esistenza di una agricoltura diversificata con una ampia gamma di prodotti, malgrado le difficoltà ambientali.
Le differenti tipologie di offerte: ai defunti e agli dei, hanno posto in evidenza la loro diversa elaborazione e finalità. Generalmente sono cotti e preparati i cibi nelle offerte funebri, mentre sono crude le offerte rituali e religiose.
Le fasi iniziali dell’agricoltura
I prodotti agricoli, qui di seguito descritti, vantano una antica origine di coltivazione, effettuata sin dal 5000 a.C. , tra i vegetali più rilevanti figurano i fagioli (frijoles) (1), il peperoncino (ajì) (2), la zucca (calabaza) (3), la manioca (yuca) (4), il camote (patata dolce) (5); tra i vegetali più rilevanti, in seguito dal 3500 a.C. in poi, si realizza la coltivazione del mais (6), la patata, la canna edulis (achira) (7), delle arachidi (manì) (8), e tra le piante utilitarie il cotone (9) e la lagenaria (10).
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Essi sono il risultato di una selezione operata durante la raccolta fatta da gruppi di cacciatori-raccoglitori durante il Periodo Preceramico, seguendo gli spostamenti delle mandrie di animali sulle steppe e lande degli altopiani andini.
Il territorio peruviano presenta diversità ecologiche e variazioni climatiche causate dalla complessa geomorfologia andina. In questo particolare ambiente l’uomo osservò la vegetazione dei diversi ecosistemi e acquisì, con il trascorrere dei secoli, le esperienze necessarie al fine della loro coltivazione.
Gruppi umani dediti alla caccia e al raccolto hanno abitato per secoli, nelle caverne e grotte, antichi ripari di animali estinti dando inizio alla fase di sedentarizzazione, lasciando nei depositi di materiale organico, radici, rizomi e semi commestibili. La loro presenza in strati tanto antichi è importantissima in quanto il loro stato di domesticazione dimostra l’inizio di pratiche agricole incipienti, culminate intorno al 3500 a.C. con la coltivazione del mais.
I reperti archeo-botanici del mais furono oggetto di ampie discussioni da parte degli specialisti in botanica e in genetica del mais (fig. 6), di sicuro le caverne, e non solamente quelle famose di Pikimachay e della Cueva del Guitarrero, divennero centri importanti per comprendere il processo degli inizi dell’agricoltura, cioè quella scienza della natura che include, tra le altre, le conoscenze dei periodi idonei alla semina, le proprietà dei terreni, le tecniche usate per l’irrigazione e la concimazione dei seminati e i procedimenti di conservazione dei prodotti agricoli.
Condizioni simili riscontrò Bernabè Cobo (1891) durante i suoi viaggi nel Perù. Egli, persona attenta al mondo agricolo, trascrisse le sue osservazioni nel capitolo VIII della sua “Historia del Nuevo Mundo”, definendo l’Agricoltura una vera e propria “Arte” nella quale «Ellos eran tan excelentes labradores de sus legumbres y y plantas, y con larga experiencia habían alcanzados tanta inteligencia de la agricultura, que nosotros habemos aprendido dellos todo el modo de sembrar y beneficiar sus semillas, y mucho para el buen beneficio de las nuestras» (i peruviani erano eccellenti coltivatori dei propri legumi e piante. Essi, con lunga esperienza, acquisirono una profonda conoscenza dell’arte agricola).
L’ambiente geografico della costa
La superficie della costa sud peruviana, denominata Chala, è situata sul lato occidentale del versante andino.
E’ una striscia di terra che si estende lungo tutto il Perù e si allarga per circa 40 km. verso l’interno del paese, ed è prevalentemente arida e semidesertica. Il litorale marino si sviluppa con sistemi collinari articolati sui quali, dal livello del mare e fino ai 500 metri di altezza, si ha una vegetazione effimera consentita da pioggerelle, dette garùa, nei mesi invernali tra giugno ed agosto. Le precipitazioni sul litorale sud sono sporadiche e variano tra 0 e 50 mm. annuali; tutta la costa è attraversata da corsi d’acqua a carattere torrentizio la cui portata dipende dalle piogge che cadono sulle Ande, condizionando gran parte delle riserve idriche e l’attività agricola nelle vallate.In tale particolare ecosistema si svilupparono alcune culture regionali nel Tardo Periodo Intermedio e Orizzonte Medio (200 a.C. fino al 900 d.C.) tra le quali la cultura Nasca (abbastanza conosciuta) e la recente cultura Chiribaya (900 d.C-1300 d.C.) ubicata alla foce del fiume Osmore, presso la città di Ilo, quasi al confine con il Cile.

Nell’ultimo decennio numerose pubblicazioni scientifiche hanno divulgato dati riguardanti le ricerche archeologiche realizzate sulla costa sud del Perù, attività che continua tuttora. Autori vari, tra i quali Helanie Silverman (Silverman H. 1993), Giuseppe Orefici (Orefici G. - Drusini A. 2003), Lidio Valdèz (Valdez L. 2000), Maria C. Lozada (Lozada M. C. - Buikstra J. 2002), Jonhy Isla (Isla Cuadrado J. 1992), Markus Reindel (Reindel M. - Isla Cuadrado J. 2001) ed altri, hanno presentato i risultati delle loro indagini attuate nei siti archeologici risalenti all’Orizzonte Intermedio Tardo, dal 200 a.C. al 350 d.C. e all’Orizzonte Medio, dal 350 d.C. al 1200 d.C. Gli scavi effettuati dalle investigazioni archeologiche in Cahuachi (Nasca) dirette da Giuseppe Orefici (Piacenza L. 2001, 2002), e quelle nella vallata del fiume Osmore (Ilo), dirette da Sonia Guillén (Piacenza L. 2005) hanno permesso il recupero di molti resti botanici, la cui identificazione conferma sia il loro uso in tempi preincaici sia l’appartenenza alle specie citate dai Cronisti.
Agricoltura Nasca
Il centro cerimoniale di Cahuachi copre un'area di circa 24 Km quadrati, dista 30 Km. circa in direzione sud-est dall'attuale cittadina di Nasca, ubicata sulla costa peruviana a circa 450 Km. a sud di Lima.
La zona di scavo si trova sulla sponda sinistra del Rio Nasca, piccolo fiume a carattere torrenziale e che condiziona gran parte della vita nella vallata. Le caratteristiche peculiari del sito archeologico pongono Cahuachi fra i centri cerimoniali, secondo la definizione data da W. Duncan Strong nel 1952, (Strong W.D. 1952) nei quali si fondono le varie funzioni, non solo religiose e rituali, ma anche direzionali ed amministrative.
La peculiarità di Cahuachi, centro cerimoniale e religioso, determina in modo significativo la tipologia delle piante e dei frutti posti integri nelle offerte rituali, mentre i resti botanici recuperati in un centro abitativo si presentano frammentati, in quanto corrispondono a scarti di cibi e rifiuti organici.
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(offerte funerarie) |
Dal centro cerimoniale di Cahuachi (Nasca) e altri siti limitrofi sono stati recuperati e identificati 72 taxa di piante: 54 delle quali appartengono alla flora spontanea, mentre 18 sono le specie coltivate legate all’attività umana e rappresentano il 28 % della vegetazione identificata. La tassonomia dei resti botanici è stata elaborata seguendo il manuale di botanica di Robert Zander (Zander R. 1984), mentre per i nomi tradizionali molto utile è stata la consultazione dei vocabolari di Jaroslav Soukup 1987 (Soukup J. 1987) e di Antonio Brack Egg, (Brack Egg A. 1999), ( Elenco n. 1 – dopo descrizione più sotto de "Il molle" - "Le piante coltivate: commenti e osservazioni").
I prodotti agricoli appartengono ai generi: Arachis, Canavalia, Pachyrrhizus, Phaseolus, Inga, Psidium, Pouteria Manihot, Cucurbita, Ipomoea, Capsicum, Zea, Canna.
Tra i generi identificati ve ne sono due molto utili all’uomo: una malvacea, il cotone, Gossypium barbadense, e una cucurbitacea, la Lagenaria siceraria, utile per contenitori e recipienti.
Con ulteriori investigazioni archeologiche nei siti abitativi di Pueblo Viejo, Atarco, Quemado e Jumana, considerati centri dove la principale attività dei residenti era l’agricoltura (Orefici G. 1992), l’analisi del materiale ha comprovato la presenza delle stesse specie eduli recuperate nel centro cerimoniale di Cahuachi. (Piacenza L. 2002).
L’esame dei resti botanici provenienti dagli scavi effettuati in Los Molinos e La Muña, nella vallata del Rio Grande di Nasca, diretti da Markus Reindel ( Reindel M. 2001) e dalle ricerche realizzate nella vallata di Acarí, diretti da Lidio Valdez (Valdez L. 2000), ha confermato una similitudine tra i prodotti agricoli esaminati e quelli appartenenti ai generi e alle specie già identificati in Cahuachi.
Il materiale botanico recuperato nei siti di Puerto Nuevo e Cabezas Larga, (Paracas) investigati dall’archeologo Rubén García Soto (non pubblicato), nonostante sia composto da un limitato numero di esemplari, offre dati interessanti sull’agricoltura del periodo definito Orizzonte Antico, vale a dire circa 350 a.C. Sono stati identificati i principali prodotti agricoli coltivati sulla costa: Arachis, Pachyrrhizus, Phaseolus, Inga, Manihot, Cucurbita, Capsicum, Zea, Canna.
L’assenza tra i campioni della Lagenaria siceraria e del Gossypium barbadense, non è indicativa in quanto dette specie sono presenti nei vari manufatti culturali, così pure l’assenza del Camote, Ipomoea, probabilmente per le ragioni su esposte.
Agricoltura Chirbaya
Il termine “Chiribaya” fu proposto nel 1956 dall’archeologo peruviano Humberto Ghersi (1956) dopo aver recuperato, alla foce del fiume Osmore, in Ilo, i primi elementi tipici di un nuovo gruppo culturale, insediatosi nella vallata circa il 900 d.C. e permanendovi fina agli inizi del potere incaico, nel 1300 d.C.
Chiribaya, considerata come entità culturale tipica, estese la sua influenza della vallata del Rio Tambo, situata più a nord e verso sud fino ad Arica, sull’estrema costa nord cilena.
I resti botanici, prodotti dall’agricoltura della vallata del fiume Osmore, provengono in maggioranza da offerte rituali funebri, composte dal mais, legumi, tuberi, frutta e residui di alimenti preparati.
La valutazione delle qualità e quantità delle offerte dei prodotti agricoli era considerata una delle finalità, per un’ampia valutazione agronomica ed etnobotanica della zona, inoltre verificare l’esistenza di intercambio o reciprocità economica con altre zone andine.
Le specie botaniche componenti le offerte e identificate microscopicamente, appartengono ai generi Quenopodium, Arachis, Pachyrrhizus, Phaseolus, Inga, Gossypium, Psidium, Pouteria, Schinus, Manihot, Lagenaria, Cucurbita, Ipomoea, Erythroxylum, Capsicum, Solanum, Zea, e Canna, generi e specie ampiamente trattati in Luigi Piacenza 2005 (Piacenza L. 2005), mentre sono in corso di analisi i resti di alimenti depositati nelle ciotole e vasi per verificare l’appartenenza botanica dei componenti.
In questo lavoro si è inteso presentare i prodotti dell’agricoltura delle due culture Nasca e Chiribaya (anche se separate tra loro da circa 1100 anni), per verificare l’uniformità delle specie coltivate, l’esistenza di una differente attività agricola ed eventuali intercambi di prodotti con altre regioni, in quanto i due siti sono entrambi ubicati sulla costa.
La caratteristica di Cahuachi, centro cerimoniale e teocratico della cultura Nasca, (Orefici G. 1992) condiziona fortemente la presenza dei prodotti agricoli depositati nei pozzetti scavati nel terreno, in quanto offerte religiose votive, (Piacenza L. 2002), mentre la vallata del Rio Osmore, in Ilo, territorio di influenza culturale Chiribaya, la maggior parte degli scavi furono effettuati in settori cimiteriali, dove le offerte depositate nelle tombe, rappresentano un diretto rapporto tra i viventi e il culto ai defunti, ai quali vengono offerti, sotto forma di alimento, i prodotti agricoli coltivati (Piacenza L. 2004).
Tra questi si è potuto identificare, nei contesti tombali, oggetti culturali autoctoni assieme a quelli di stile appartenenti alla cultura andina di Tiwanaku.
Sono presenti anche prodotti agricoli eduli provenienti dall’altopiano, quali la quinua e le patate, evidente intercambio di prodotti tra la costa e la sierra andina, come pure testimonianza di presenze in loco di genti provenienti dall’altopiano. (Vedi tabella 1 sotto riportata)
1) Tabella delle specie botaniche coltivate dalle Culture Nasca e Chiribaya
Taxa |
Nasca |
Chiribaya |
Nome popolare |
Chenopodium quinoa |
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quinua |
Arachis hypogaea |
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manì |
Canavalia sp. |
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pallar de los gentiles |
Inga feuillei |
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pacae |
Pachyrrhizus tuberosus |
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jìquima |
Phaseolus lunatus |
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pallar |
Phaseolus lunatus, var. papa-sieva |
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pallar |
Phaseolus vulgaris |
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frìjol |
Erythroxylum novogranatense |
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coca |
Manihot esculenta |
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yuca |
Schinus molle |
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molle |
Gossypium barbadense |
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algodón |
Cucurbita maxima |
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zapallo |
Cucurbita moschata |
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lacayote |
Lagenaria siceraria |
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mate |
Psidium guajava |
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guajava |
Pouteria lucuma |
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rucma |
Ipomea batatas |
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camote |
Capsicum frutescens |
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ají |
Solanum andigenum |
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papa |
Zea mays |
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maìz |
Canna edulis |
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achira |
Strumenti e tecniche agricole
Gli strumenti agricoli erano molto semplici: per vangare la terra era usata la “chaki-taklla”. Assomiglia ad una vanga, alla cui estremità inferiore del manico, di legno compatto, veniva fissata una lamina di pietra dura e affilata con funzione di lama e veniva introdotta con forza nel terreno con l’aiuto di una staffa laterale, sulla quale il contadino poggiava il piede; tale attrezzo serviva per rompere e rivoltare il terreno. Questo antico attrezzo è ancora in uso, salvo che la lama, che in tempi remoti era di pietra, ora è sostituita da una lama di ferro.
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L’altro attrezzo da lavoro nei campi, era la “maqui-taklla” o azada, una piccola zappa a mano, fatta di legno duro e con la parte terminale appuntita, adatta per rompere le zolle e diserbare i seminati, operazioni generalmente delegate le donne e ai giovani.
Concimare il terreno per reintegrare le sostanze perdute è una pratica antica e vari sono stati i sistemi usati per mantenere la fertilità del terreno; il più comune è quello di interrare i resti dei vegetali coltivati, il fogliame, le piccole piante, le radici e così via. Altro metodo è quello di sotterrare piante acquatiche, alghe e vegetali macerati.
Sulla costa si usava concimare il terreno con il guano, ottenuto dalle deiezioni depositate dagli uccelli marini, che nel tempo si accumulavano in spessi strati sugli isolotti situati a poca distanza dal litorale. Il valore del guano come fertilizzante era conosciuto anticamente anche dai gruppi etnici della sierra che arrivavano fin sulla costa, per rifornirsi del prezioso concime (Rostworoski Diez Canseco M. 1986).
L’abbondante pescosità del mare offriva un insolito fertilizzante talora usato sulla costa: nel terreno, prima di porre i semi, generalmente del mais, si collocavano alcune teste di sardine che avrebbero fornito sostanze preziose allo sviluppo della pianta stessa.
Sulla costa, dove il suolo sovente è coperto da uno strato sabbioso, si scavava togliendo lo strato sterile fino ad incontrare la terra fresca e inumidita dalle acque sotterranee, formando in genere dei piccoli appezzamenti rettangolari più bassi della superficie circostante. Con questo metodo, detto “Mahamaes”, era possibile seminare e coltivare nel terreno bonificato.
Altre strategie contro la scarsa fertilità del suolo erano la rotazione e l’associazione delle coltivazioni. Le piante annuali coltivate in associazione tra loro erano, principalmente, il mais con le leguminose; questa unione permette il processo biochimico con la nitrificazione del suolo: le leguminose fissano nel suolo sostanze azotate di cui ne beneficiano le graminacee, vale a dire il mais. Talvolta lungo i filari sono coltivate le zucche che con il largo fogliame proteggono il suolo, evitando così l’eccessiva evaporazione.
Le coltivazioni diversificate di specie eduli, appartenenti allo stesso genere ma di specie diverse, potevano assicurare taluni raccolti in periodi climatici difficili dal momento che non tutti i vegetali reagiscono allo stesso modo alle avversità climatiche. Per esempio, in base ai resti botanici, si è potuto stabilire che i vegetali coltivati per l’alimentazione dai Nasca, appartenevano ad almeno 18 specie (Piacenza L. 1988: 41-51); tra questi vi erano quattro specie di fagioli, altrettante di mais, due specie di cucurbitacee, due o tre varietà di camote, (Ipomoea sp.) e due varietà di arachidi. Nel suo insieme questa era la condizione migliore per affrontare l’incognito andamento delle stagioni.
Nell'ampia vallata di Nasca l'apporto idrico è fornito da alcuni corsi d’acqua a carattere torrentizio, fluenti solamente tra dicembre e marzo, mesi in cui si hanno le piogge sull’altipiano. L’acqua è del tutto insufficiente a coprire il ciclo vegetativo delle specie coltivate, però lo spirito d’osservazione delle genti Nasca portò ad ovviare questo limite: esse constatarono che nella zona a valle del bacino imbrifero permanevano piccole oasi fluviali prodotte da acque risorgive anche nei periodi di siccità. Con un ingegnoso sistema di gallerie sotterranee, dette “Puquios”, captarono le acque filtranti nel sottosuolo, a profondità variabile tra i 2 ed i 6 metri, convogliandole in depositi e cisterne. (Gonzáles F.1978; Schreiber K.- Lancho J.1988). Queste riserve idriche permisero e consentono tuttora, l'irrigazione anche in periodi non legati alle piogge stagionali.
Conservazione e custodia dei prodotti agricoli
La conservazione del raccolto è la condizione importante per assicurare le risorse alimentari tra una raccolta stagionale e l’altra, possibilmente anche per fronteggiare eventuali periodi di carestia. La conservazione si basa in primo luogo sulla riduzione del contenuto d’umidità dei prodotti agricoli, ottenuta generalmente con l’essiccazione, la tostatura e la salatura.
La disidratazione era, ed in alcune zone lo è tuttora, il procedimento più comune per conservare nel tempo non solo le carni ma anche i tuberi, agevolando così anche la possibilità di scambio con prodotti di altre zone.
Sull’altopiano l’aria secca e fredda favorisce questo metodo: la carne, in genere di lama, è sezionata a strisce ed il prodotto, conosciuto col nome di “charqui”, è oggetto di commercio così pure la carne essiccata dei pesci sia di acqua dolce che di acque marine. Anticamente, sulla costa e nelle zone aride, il modo più comune di conservazione delle granaglie era quello di collocarle in silos scavati nel suolo duro e compatto, per metterle al riparo dai roditori e dagli agenti atmosferici. Altrove si preferiva depositare le derrate in capienti orci di terracotta, generalmente interrati, custodie più sicure contro gli insetti.
Le piante coltivate: commenti e osservazioni
Fra i resti botanici della cultura Nasca e quelli dei Chiribaya vi sono molte affinità nei generi e specie, come risulta dalla tabella 1 (riportata precedentemente), nella quale si notano anche specie che non sono presenti in entrambi i gruppi culturali.
Viene da chiedersi se gli oltre mille anni che intercorrono tra loro hanno una loro importanza a livello fito-ecologico o se vi sia anche un effetto antropico.
Anzitutto, nel confronto, si tiene conto solamente delle piante coltivate dalle due culture. Effettivamente nell’elenco della vegetazione Nasca, vi compaiono tutte le specie identificate, anche quelle spontanee, in quanto nel centro di Cahuachi sono state impiegate tutte, non solo quelle coltivate e presenti nelle offerte, ma anche le specie silvestri impiegate nelle costruzioni nei consolidamenti di terrapieni e riempimenti di ambienti.
In Ilo e in altri siti archeologici ubicati nella vallata del fiume Osmore, centro di diffusione della cultura Chiribaya, la quasi totalità dei resti botanici proviene da contesti tombali. I resti di legumi, pannocchie, frutta e cibi, depositati nella tomba, fanno risaltare le piante coltivate dalla società del defunto. Perciò si hanno pochissimi dati circa le piante spontanee, quali erbe e arbusti, in quanto, in generale, non hanno finalità rituali o religiose.
Osservando le singole specie, osserviamo che sono quattro le specie coltivate in Nasca e non compartite con Chiribaya, e sono quinua, il molle, la coca e la papa, mentre in Chiribaya non vi compare la Canavalia il lacayote.
L’analisi dell’elenco n. 2 (successivo a "Elenco n. 1" – dopo descrizione più sotto de "Il molle") mette in rilievo che vi sono altre specie compartite e non; però, appartenendo queste alla vegetazione spontanea, per una più completa analisi sull’argomento, sarà tema prossimo da trattare, anche in attesa dei recenti nuovi dati archeologici.
La quinua e la patata
La presenza tra le offerte funebri dei semi della quinua (Chenopodium quinua), tipico prodotto agricolo dell’altopiano andino, presume un intercambio con altre zone ecológiche. Detto intercambio può essere risaltato anche dalla presenza nelle tombe della patata (Solanum sp). La presenza della patata e della quinua possono rappresentare anche un’abitudine alimentare di gruppi etnici dell’altipiano che, vivendo in una zona ecologica differente, portano con sé il proprio alimento tipico e più apprezzato.
Nei resti botanici della cultura Nasca non compaiono queste due specie coltivate, questo fatto può dimostrare il non contatto con l’altopiano in quel tempo, almeno per i prodotti agricoli.
La coltivazione della coca
Le foglie della coca (Erythroxylum sp.) appaiono con frequenza tra le offerte funebri. La loro presenza rivela non solo l’importanza come stimolante fisico, ma anche come stimolante psicologico attribuibile al peso rituale che hanno sostenuto nella vita dell’individuo.
Le foglie di coca recuperate nei siti archeologici di filiazione Chiribaya, nella vallata dell’Osmore, risultano appartenere alle specie Erythroxylum novogranatense var. novogranatense e E. novogranatense var. truxillense. Queste varietà (Rury&Plowman - 1983) affermano che sopportano un ambiente ecologico secco, come si presenta nella costa dell’estremo sud peruviano.
Coltivazioni della coca lungo la costa peruviana risaltano dalla documentazione etnostorica di Maria Rostworowski (1989: 239–261), mentre Sergio Erices (1975), ha presentato dati su evidenze archeologiche della coca nelle vallate di Arica adiacenti alla vallata del Rio Osmore.
Nel 1989 gli autori Molina, Torres, Belmonte y Santoro (1989:47) presentano i risultati di una complessa investigazione biologica, concludendo che le foglie di coca furono recuperate nelle tombe della vallata di Azapa e LLuta, zona culturalmente sotto influenza della cultura Chiribaya.
La coca nella cultura Nasca
Osservando l’elenco n. 1 (dopo descrizione più sotto de "Il molle"), dove è riportato il taxon riferito alla specie Erythroxylum, sembrerebbe che anche i Nasca facessero uso della coca.
Le foglie di coca trovate in Cahuachi, si riferiscono a una offerta funeraria vincolata ad un fardo della fase “Nasca 8”, fase culturale dell’Orizzonte Medio. In base agli studi e pubblicazioni di Rury y Plowman (1983) y Plowman (1984), è probabile che i campioni appartengano alle specie Erythroxylum novogranatense var. truxillense.
Tra le evidenze botaniche delle aree dei Nasca (tabella 1 riportata precedentemente) non compare la coca, anche se è risultato qualche rinvenimento, per cui tutto suggerisce che la coca non fu di ampio uso nel Primo Periodo Intermedio.
E’ ben vero che esistono personaggi che masticano coca nelle ceramiche Nasca, ceramiche appartenenti generalmente alle fasi culturali “Nasca 6-7”, appartenenti all’Orizzonte Medio, periodo nel quale la vera cultura Nasca aveva già finito il suo ruolo. Valdez (2000: 23) suggerisce che il consumo della coca fu introdotto durante l’espansione dell’etnia Wari sulla costa.
Il molle
L’albero del molle, attualmente molto comune nella vallata del Rio Grande di Nasca, non era presente ai tempi aurei della cultura Nasca, vale a dire tra il 100 a.C. 400 d.C. in quanto, finora, non si hanno prove archeologiche della sua presenza. Potrebbe essere stato introdotto nel successivo periodo storico, influenzato dalla cultura Wari.
Il livello ecologico del Schinus molle si trova nella zona Yunga, con quale i Chiribaya avevano scambi. Sappiamo che dal piccolo frutto del molle, come informa Pedro Cieza de Leon, (1984) « se hace vino o brebaje muy bueno, y vinagre y miel harto buena » (Cieza de León P. 1984: CXII: 380).
Effettivamente i semi del molle sono presenti in quantità notevoli nelle tombe tra le offerte, normalmente depositati in tazze e recipienti vari, probabilmente sotto la forma liquida, cioè la “Chicha”, come risulta dai semi agglomerati e macerati rimasti sul fondo dei vasi; evidentemente la parte liquida era evaporata, lasciando impronta della sua presenza.
La pluralità delle coltivazioni fu per gli antichi agricoltori peruviani, uno dei probabili metodi per affrontare in modo adeguato le difficili e imprevedibili condizioni climatiche. Le settanta e più specie selezionate e domesticate, tra alimentari e utilitarie, sono il più bel contributo dato dalla saggia e sofferta fatica dell’uomo precolombiano che, come scrive Luis Valcarcel (Valcarcel L. 1949: 75) “aveva raggiunto la meta di offrire alimento abbondante e differente per tutti gli uomini”. Purtroppo parte dell’agricoltura internazionale è avviata, al presente, sulle colture monospecifiche, in altre parole, si coltivano solo quelle specie che assicurano un alto rendimento nei raccolti, nell’ottica delle leggi di mercato, con la riduzione sempre più accentuata delle biodiversità.
Elenco N. 1
GENERI E SPECIE BOTANICHE IDENTIFICATI IN CAHUACHI E ALTRI insediamenti NASCA
Famiglia CLADOPHORACEAE
Cladophora sp.
Famiglia ZYGNEMACEAE
Spirogyra sp.
Famiglia LESSONIACEAE
Macrocystis integrifolia Bory Alga
Famiglia EQUISETACEAE
Equisetum giganteum L. Cola de caballo
DICOTYLEDONEAE
Famiglia SALICACEAE
Salix chilensis Mol. Huayau
Famiglia AMARANTHACEAE
Amaranthus sp. Kiwicha - Hataco
Famiglia CHENOPODIACEAE
Chenopodium sp. Yerba del gallinazo
Famiglia CACTACEAE
Neoraimondia sp.
Opuntia sp.
Echinopsis sp. San Pedro
Famiglia PAPAVERACEAE
Argemone subfusiformis Ownb. Cardo santo
Famiglia LEGUMINOSEAE (FABACEAE)
Arachis hypogaea subsp.hypogaea var.hirsuta Kohler Maní_
A. hypogaea subsp.fastigiata var. peruviana Krap y Gregory
Canavalia plagiosperma Piper Pallar de los gentiles
Canavalia sp.
Cassia bicapsularis L. Alcaparilla
Crotalaria incana L. Sacha-sacha
Inga feuillei DC. Pacae
Indigofera suffruticosa Mill. Añil
Pachyrrhizus tuberosus (Lam.) A.Spreng. Jíquima - Ahipa
Parkinsonia aculeata L. Mataburro - Palo verde
Phaseolus lunatus L. Pallar
Phaseolus lunatus var. papa-sieva Pallar
Phaseolus vulgaris L. Frijol
Prosopis pallida (H&B ex Will.)H.B.K. Algarrobo - Thacco
Vicia graminea Smith Alverjilla
Famiglia ERYTHROXYLACEAE
Erythroxylum novogranatense var.
truxillense (Rusby) Plowman Coca - Cuca
Famiglia EUPHORBIACEAE
Euphorbia hypericifolia L.
Euphorbia heterophylla L. Huachapurga
Manihot esculenta Krantz Yuca – Rumu
Famiglia MALPIGHIACEAE
Bunchosia armeniaca (Cav.) DC. Ciruela del fraile
Famiglia SAPINDACEAE
Sapindus saponaria L. Boliche – Choloque
Famiglia RHAMNACEAE
Scutia spicata (Will.)Weberb. Ruoke
Famiglia MALVACEAE
Gossypium barbadense L. Algodón- Utco
Famiglia STERCULIACEAE
Waltheria ovata Cav. Palo negro - Lucraco
Famiglia BIXACEAE
Bixa orellana L. Achiote
Famiglia CUCURBITACEAE
Cucurbita maxima Duch. Zapallo
Cucurbita moschata Duch. Zapallo - Lacayote
Lagenaria siceraria (Mol.) Standl. Mate - Mati
Famiglia MYRTACEAE
Campomanesia lineatifolia (Ruiz y Pavón) Palillo – camu-camu
Psidium guajava L. Guayaba - Sauintu
Pouteria
lucuma (Ruiz y Pavón) O.Kuntze Rucma Famiglia CONVOLVULACEAE Ipomoea
batatas (L.) Poir Camote - Apichu Famiglia VERBENACEAE Lippia canescens
H.B.K. Famiglia SOLANACEAE Capsicum frutescens L. Ají
- Uchu Datura innoxia Mill. Chamico Nicotiana paniculata L. Tabaco
cimarrón - Sayri Solanum
americanum Mill. L. Yerba mora - Cayu Cayu Famiglia SCROPHULARIACEAE Bacopa monnieri
(L.)Pennell Famiglia COMPOSITEAE (ASTERACEAE) Ambrosia peruviana Willd. Altamisa
- Mallco Baccharis lanceolata
(L.)Kunth Chilca Eclipta alba (L.)Hassk. Tessaria
integrifolia Ruiz y Pavón. Pajaro bobo MONOCOTYLEDONEAE Famiglia BROMELIACEAE Tillandsia purpurea Ruiz
& Pavón. Achupalla Tillandsia
sp. Famiglia GRAMINEAE (POACEAE) Cenchrus pilosus
H.B.K. Chloris virgata
Swartz Chloris radiata
(L.) Swartz Distichlis spicata (L.)
Greene Grama Eragrostis sp. Gynerium sagittatum
(Aub.) Beauv. Caña brava Leptochloa uninervia
(Presl.)Hitch&Case Phragmites australis
(Cav.) Trin ex Steud.
Carrizo Paspalum distichum Linneo Sporobulus virginicus (L.)
Kunth Grama Tragus berteronianus
Schult Zea
mays L. Sara Famiglia TYPHACEAE Typha
sp. Totora Famiglia CYPERACEAE Cyperus esculentus (L.)
var. leptostachyus Boeck Coquito- chufa Cyperus laevigatus L. Eleocharis geniculata (L.)
Roem.&Schult. Scirpus
sp. Famiglia CANNACEAE Canna edulis Ker.Gawl Achira Elenco
N. 2 GENERI E SPECIE BOTANICHE IDENTIFICATI IN SITI
CULTURALI CHIRIBAYA Famiglia LESSONIACEAE Macrocystis
integrifolia Bory Alga Famiglia EQUISETACEAE Equisetum
giganteum L. Cola de caballo DICOTYLEDONEAE Famiglia CHENOPODIACEAE Chenopodium
quinta Quinua Famiglia CACTACEAE Cactus spp. Famiglia LEGUMINOSEAE (FABACEAE) Arachis hypogaea Maní_ Inga feuillei DC. Pacae Pachyrrhizus tuberosus
(Lam.) A.Spreng. Jíquima - Ahipa Phaseolus lunatus L. Pallar Phaseolus vulgaris L. Frijol Famiglia ERYTHROXYLACEAE Erythroxylum novogranatense
var. truxillense (Rusby) Plowman Coca
- Cuca Famiglia EUPHORBIACEAE Manihot
esculenta Krantz Yuca – Rumu Famiglia SAPINDACEAE Sapindus
saponaria L. Boliche – Choloque Famiglia MALVACEAE Gossypium
barbadense L. Algodón- Utco Famiglia CUCURBITACEAE Cucurbita maxima Duch. Zapallo Lagenaria
siceraria (Mol.) Standl. Mate - Mati Famiglia MYRTACEAE Psidium
guajava L. Guayaba - Sauintu Famiglia SAPOTACEAE Pouteria
lucuma (Ruiz y Pavón) O.Kuntze Rucma Famiglia CONVOLVULACEAE Ipomoea
batatas (L.) Poir Camote - Apichu Famiglia SOLANACEAE Capsicum frutescens L. Ají
- Uchu Solanum
sp. Papa Famiglia COMPOSITEAE (ASTERACEAE) Baccharis lanceolata
(L.)Kunth Chilca Tessaria
integrifolia Ruiz y Pavón. Pajaro bob MONOCOTYLEDONEAE Famiglia BROMELIACEAE Tillandsia
sp. Famiglia GRAMINEAE (POACEAE) Gynerium sagittatum (Aub.) Beauv. Caña
brava Phragmites australis
(Cav.) Trin ex Steud. Carrizo Zea mays
L. Sara Famiglia TYPHACEAE Typha
sp. Totora Famiglia CYPERACEAE Scirpus
sp. Famiglia CANNACEAE Canna edulis Ker.Gawl Achira BIBLIOGRAFIA Brack Egg,
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